Competition in this pair is now closed. Source text in Portuguese (EU) Não me interpretem mal. Eu até gosto de ir ao ski. Mas sou obrigada a reconhecer que não nasci para os desportos. Nem de Verão, nem de Inverno. Quando era miúda e me vi subitamente privada de fazer ginástica graças a uma febre reumática que me interditou todo os movimentos mais bruscos do que ler, desenhar, escrever e ouvir música, dei graças a Deus por não ser obrigada a fazer aqueles exercícios todos duas vezes por semana, alguns com aparelhos, tipo cavalo de Arção, nos quais eu era mais do que desajeitada.
Não é portanto de admirar a catástrofe em que redundou a minha primeira ida ao ski. Ainda não tinha vinte anos, o que para aprender a jogar Scrabble não é tarde, mas para começar a fazer ski já se revela problemático.
E como os amigos iam todos, lá fui eu, convencida que aquilo devia ser tão fácil como saltar à corda. O resultado foi desastroso: ao fim de três dias de choros, fitas, pânico de entrar nas cadeirinhas em movimento, infindáveis sucessões de quedas à entrada e saída dos teleskis, consegui muito a medo descer a minha primeira pista verde. Com a diferença que, enquanto toda a gente desceu em dois minutos, eu demorei cerca de quarenta. E só quando cheguei lá abaixo e me admirei com o frio que sentia nos pés, verifiquei que me tinha esquecido de apertar as botas. Não é fantástico?
A moral desta triste história, é que passei rapidamente a ser grande fanática do... après-ski. Aquelas botifarras confortáveis faziam-me sentir qual Neil Armstrong ao pisar, peregrino, o solo lunar. Com elas dei grandes passeatas, sempre com um livrinho e um caderninho para escrevinhar, enquanto bebia um chocolate quente na esplanada para matar o tempo.(...)
Quando voltei a casa, declarei publicamente que nunca mais ninguém me voltaria a ver com skis nos pés. Mas com o passar dos anos, as saudades da montanha e da neve começaram a moer-me a existência e acabei por voltar, outra, e outra vez, até me habituar.
Hoje, sou uma péssima esquiadora, mas pelo menos divirto-me. E depois, tudo o que é verdadeiramente difícil, dá outro sabor à vida. | The winning entry has been announced in this pair.There were 3 entries submitted in this pair during the submission phase. The winning entry was determined based on finals round voting by peers.
Competition in this pair is now closed. | Non mi fraintendete. A me piace pure andare a sciare. Ma devo ammettere che non sono nata per praticare sport. Né d'estate né d'inverno. Da bambina quando mi fu improvvisamente vietato di fare ginnastica a causa di una febbre reumatica che mi'impediva qualsiasi movimento che fosse più brusco del leggere, disegnare, scrivere e ascoltare musica, resi grazie a Dio per non essere tenuta a fare tutti quegli esercizi due volte alla settimana, alcuni dei quali con attrezzi, tipo il cavallo con maniglie, nei quali ero più che mai impacciata.
Non c'è dunque da meravigliarsi, che, quando andai a sciare la prima volta, fu una vera catasftrofe. Non avevo ancora vent'anni: per imparare a giocare a Scrabble non è tardi, ma già si rivela problematico se vuoi iniziare a praticare lo sci.
E siccome tutti gli amici ci andavano, ci andai anch'io, convinta che dovesse essere facile come saltar con la corda. Il risultato fu disastroso: dopo tre giorni di pianti, bende, panico al momento di d'imbarcarmi nella seggiovia in movimento, una successione infinita di cadute all'entrata e all'uscita delle sciovie, riuscii con enorme paura a fare la mia prima discesa in pista verde. Con la differenza, che mentre tutti gli altri la facevano in due minuti, io ne impiegai una quarantina. E solo quando arrivai là in basso e mi stupii del freddo che sentivo ai piedi, mi accorsi di aver dimenticato di allacciare gli scarponi. Non è fantastico?
La morale di questa triste storia è che divenni rapidamente una gran fanatica del... dopo-sci. Quegli scarponcioni comodi mi facevano sentire un novello Neil Armstrong al calpestare, quasi come un pellegrino, il suolo lunare. Con essi marciai un bel po', sempre con qualche piccolo libro da leggere e un quadernetto per scribacchiare, mentre bevevo una cioccolata calda nel ristorante all'aperto per ammazzare il tempo. (...)
Quando tornai a casa, dichiarai pubblicamente che mai più qualcuno m'avrebbe visto con gli sci ai piedi. Ma con il passar degli anni, la nostalgia della montagna e della neve cominciarono a rodermi e finii per ritornarvi, e ancora, e ancora una volta, fino ad abituarmici.
Oggi, sono una pessima sciatrice, ma almeno mi diverto. In fondo, tutto ciò che è veramente difficile, dà un altro sapore alla vita.
| Entry #5386
Winner Voting points | 1st | 2nd | 3rd |
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10 | 2 x4 | 1 x2 | 0 |
| Non fraintendetemi. Mi piace ancora sciare. Ma devo ammettere che non sono portata per gli sport. Né per quelli estivi, né per quelli invernali. Quand’ero piccola e mi vidi impossibilitata di punto in bianco a fare ginnastica per via di una febbre reumatica che mi impedì tutti i movimenti che fossero più bruschi che non leggere, disegnare, scrivere e ascoltare musica, ringraziai Dio per non essere costretta a praticare due volte ogni settimana quegli esercizi, alcuni dei quali richiedevano l’uso di attrezzi tipo il cavallo, nei quali ero più che mai impacciata.
Dunque non c’è da stupirsi se la mia prima sciata si rivelò una catastrofe. Non avevo ancora vent’anni: a quell’età non è tardi per imparare a giocare a Scarabeo, ma cominciare a sciare diventa problematico.
Poiché gli amici ci andavano tutti, ci andai anch’io, convinta che sciare dovesse essere facile come saltare la corda. Il risultato fu disastroso: dopo tre ore di pianti, di nastri, di panico per dover salire sulla funivia in movimento, file interminabili di incidenti all’entrata e all’uscita dello skilift , riuscii a scendere a stento la mia prima pista verde. Con la differenza che, mentre tutti erano scesi in due minuti, io ce ne impiegai quasi quaranta. E solo quando arrivai in fondo e mi stupii del freddo che sentivo ai piedi, mi accorsi che mi ero scordata di allacciare gli scarponi. Non è fantastico?
Morale di questa triste storia: divenni rapidamente una grande appassionata di… doposci. Quegli stivaloni comodi mi facevano sentire come Neil Armstrong quando calpestava il suolo lunare come un viandante. Con quelli mi sono fatta delle grandi passeggiate, sempre con un libricino e un quadernetto per scribacchiare mentre bevevo una cioccolata calda sullo spiazzo per ammazzare il tempo.(…)
Quando tornai a casa, dichiarai pubblicamente che non avrei messi rimesso gli scarponi da sci ai piedi. Ma col passare degli anni la nostalgia della montagna e della neve cominciarono ad affliggere la mia esistenza e finii per riabituarmici un’altra volta e un’altra volta ancora.
Oggi sono una pessima sciatrice, ma almeno mi diverto. E poi, tutto quello che è davvero difficile dà un sapore diverso alla vita.
| Entry #5591
Voting points | 1st | 2nd | 3rd |
---|
6 | 1 x4 | 0 | 2 x1 |
| Non fraintendetemi. Andare a sciare addirittura mi piace. Ma devo riconoscere che non sono nata per gli sport. Né per quelli estivi, né per quelli invernali. Quando da piccola dovetti improvvisamente interrompere la ginnastica grazie ad una febbre reumatica che mi costringeva ad evitare qualsiasi movimento più brusco del leggere, disegnare, scrivere e ascoltare musica, ringraziai Dio per non essere più obbligata a fare due volte a settimana tutti quegli esercizi, alcuni con attrezzi come la cavallina, nei quali ero oltremodo goffa.
Non c’è quindi da sorprendersi se la mia prima esperienza con gli scii si risolse in una catastrofe. Non avevo ancora compiuto vent’anni, il che significa che per imparare a giocare a Scarabeo non è tardi, mentre si rivela già un problema se si vuole cominciare a praticare lo sci.
E visto che gli amici andavano tutti, andai pure io, convinta che fosse facile come saltare a corda. Il risultato fu disastroso: dopo tre giorni di pianti, simulazioni, terrore di salire sulla seggiovia in movimento, innumerevoli serie di cadute nel salire e nello scendere dallo ski-lift, riuscii con molta paura a fare la mia prima pista verde. Con la differenza che, mentre tutti scesero in due minuti, io ce ne misi circa quaranta. E solo quando arrivai giù in fondo, meravigliata del freddo che sentivo ai piedi, notai che avevo dimenticato di stringere gli scarponi. Non è fantastico?
La morale di questa triste storia è che divenni presto una grande fanatica dei… doposci. Quegli stivaloni confortevoli mi facevano sentire come Neil Armstrong quando, peregrino, poggiò i piedi sul suolo lunare. Con loro feci lunghe passeggiate, portando sempre un libro e un quadernetto su cui scribacchiare mentre, per ammazzare il tempo, sorseggiavo cioccolato caldo sulla spianata. (…)
Quando tornai a casa dichiarai pubblicamente che nessuno mi avrebbe mai più vista con gli sci ai piedi. Ma con il passare degli anni la nostalgia della montagna e della neve cominciò a tormentarmi e finii col tornarci, una volta, e poi un’altra, sino a prenderci l’abitudine.
Oggi sono una pessima sciatrice ma almeno mi diverto. E poi, le cose davvero difficili, danno un altro sapore alla vita.
| Entry #6020
Voting points | 1st | 2nd | 3rd |
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6 | 1 x4 | 1 x2 | 0 |
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